L’Immortalità. Un libro che solleva interrogativi profondi sul senso dell’esistenza. E lo fa attraverso una trama corale e circolare che trova il suo perno nella figura di Agnes. Uno dei personaggi più belli, secondo la critica, che siano usciti dalla penna di Kundera.
A pochi grandi personaggi è concesso il dono dell’immortalità, dell’essere ricordati nei secoli per le proprie opere, al punto tale da indentificare intere epoche della storia con questi. Pensiamo a Goethe, Beethoven, Napoleone.
Esiste, tuttavia, una sproporzione enorme tra tali personaggi e la moltitudine di tutti gli essere umani vissuti sin dall’inizio dei tempi dei quali non si ha traccia, né ricordo.
Qual è, dunque, ed è questa la domanda sulla quale Agnes si interroga, il senso della vita di ognuno? Vite ordinarie, per quanto possano essere straordinarie e straordinariamente vissute? Quale il senso della nostra vita, se anche il ricordo di noi svanirà quando svaniranno coloro che di noi portano le utlime tracce?
La domanda è aperta e lascia spazio a molteplici risposte. Ma è forse questa domanda stessa che ci impone di stabilire da soli quale sia il senso della nostra esistenza. Siamo noi a decidere quale valore dare a ciò che facciamo, cosa lasciare, quale seme instillare nelle vite atrui. Si tratta di una scelta che diviene responsabilità. Sta a noi decidere se vivere o lasciarci vivere.
Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.