Il Capitalismo ha funzionato. Per questo Putin perderà (forse) la guerra

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A differenza di altri conflitti, la guerra in Ucraina non sarà decisa, non del tutto almeno, sul solo piano militare. La cultura, infatti, si rivelerà decisiva.

Questo è vero per un semplice motivo. Che ci piaccia o no, il capitalismo ha funzionato. Dal crollo dell’Unione Sovietica nei primi anni ’90, si sono susseguite generazioni di persone che condividevano le stesse ambizioni, indossavano gli stessi vestiti, ascoltavano la stessa musica, guardavano gli stessi film, mangiavano lo stesso cibo (spazzatura), compravano gli stessi smartphone, utilizzavano la stessa tecnologia. Per dirla in parole povere, condividevano lo stesso modo di vivere. Un modo di vivere forgiato dal capitalismo.

Questo processo è stato violentemente accelerato dalla diffusione dei social media. Una/un ragazza/ragazzo di 20 anni in Cina è la/o stessa/o che in Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Messico, Argentina, Turchia, Russia, Israele.

Italiani, americani, britannici, indiani, iraniani, cinesi, sudcoreani, spagnoli, tedeschi, svedesi, francesi, messicani, brasiliani, nigeriani, ecc., si ritrovano a convivere e a condividere gli stessi spazi nelle grandi città. Basta visitare una delle tante biblioteche universitarie di Londra, Milano, New York, Madrid o Pechino per apprezzare il livello di commistione culturale che caratterizza tali città.

Ho avuto il privilegio di sperimentare questa condizione direttamente quando ero uno studente di Master prima e Dottorato poi all’Università di Londra alcuni anni fa.

Come potrebbe essere possibile convincere facilmente un Greco a combattere e uccidere un Iraniano dal momento che condividono lo stesso modo di vivere e hanno magari pranzato insieme quando erano studenti? Questo è sicuramente possibile, ma non lo è allo stesso modo che 1939.

Questo è il motivo per cui Putin potrebbe vincere la guerra sul piano militare (anche se ancora non l’ha fatto e probabilmente non lo farà); ma sicuramente perderà la guerra a livello culturale, aumentando la segregazione in cui ha trascinato il suo paese.

Antonio Desiderio

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