E’ mio parere che la candidatura di Elisabetta Belloni non potesse essere accolta non tanto per la manciata di mesi trascorsi a capo dei servizi segreti italiani, quanto per il contesto all’interno del quale tale candidatura è maturata e per le motivazioni che l’hanno sostenuta.
L’Italia è uno dei paesi demograficamente più importanti d’Europa, con una delle economie più pesanti dell’Unione, ma con il debito pubblico più grande. La formazione del governo di Mario Draghi, sostenuto da una larga maggioranza, ha rassicurato la UE circa la stabilità del suo sistema politico-economico, e, di conseguenza, capacità di gestire i fondi del PNRR – della cui fetta più larga l’Italia é destinataria.
Tale stabilità è, al momento, intrinsecamente dipendente dall’accordo tra le forze politiche che sostengono il governo – e non è possibile al di fuori di questo perimetro.
La candidatura di Elisabetta Belloni è, viceversa, nata con l’obiettivo da parte di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giuseppe Conte di creare all’interno del Parlamento una maggioranza alternativa rispetto a quella esistente, con una identità marcatamente sovranista e euro-scettica; la quale avrebbe portato inevitabilmente alle dimissioni del governo Draghi – scatenando le preoccupazioni della UE e innescando speculazioni sui titoli del debito pubblico.
In assenza di opzioni politiche in grado di garantire stabilità politica e economica al paese, l’unica soluzione possibile per identificare il Capo dello Stato era muoversi nel solco della continuità del tandem Mattarella-Draghi, nato in seguito alla crisi del governo Conte 2.
La riconferma di Mattarella ha avuto come effetto immediato il rafforzamento di Draghi e del governo da questi presieduto. Un rafforzamento che si nutre della marginalità politica cui gli stessi Salvini e Conte si sono condannati.
Tuttavia, l’elezioni di Mattarella e la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi non risolve, ma congela, la situazione di crisi politica dovuta alla debolezza dei partiti e alla loro incapacità di fornire soluzioni politiche ai problemi della società e dell’economia.
Antonio Desiderio
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