“Due terzi di ciò che vedi è dietro i tuoi occhi”. Così scrive Gianrico Carofiglio in una delle ultime pagine del suo ultimo romanzo. La citazione esprime il cambio di paradigma su cui il libro, il cui titolo è ‘La Disciplina di Penelope’, si impernia.
Si tratta un romanzo poliziesco, che mette in discussione uno dei topos più radicati della narrativa moderna e contemporanea. Infatti, a differenza di quanto normalmente ci si aspetterebbe, non soltanto il personaggio principale della trama, il detective di nome Penelope, è una donna; ma lo è anche, e mi scuso per lo spoiler, anche il cattivo. A rendere tutto ancora più interessante è il fatto la stessa indagine di Penelope sia viziata, e rischi dunque di fallire, dal presupposto che il cattivo sia un uomo. Penelope, di fatto, cerca un uomo. E Solo quando si rende conto che il suo modo di concepire e vedere la realtà è inconsciamente distorto da una costruzione discorsiva maschilista, Penelope è in grado di risolvere il caso.
La realtà sociale è ancora oggi costruita dai membri di gruppo sociale dominante composto da maschi bianchi, sani, ricchi ed eterosessuali. Minoranze etniche, che in un mondo globale non sono più minoranze, anziani, omosessuali, bisessuali e transessuali, disabili e donne sono in gran parte esclusi dai processi di costruzione del reale.
La pubblicità, il marketing e la comunicazione, finanche la moda femminile, sono realizzati dagli appartenenti a tale gruppo e da chi ne sposa e diffonde i valori. Il risultato è che la maggior parte delle donne vede, concepisce e giudica se stesse usando codici estetici e culturali maschili.
Cosa accadrebbe se gli esclusi venissero invece attivamente inclusi nella costruzione del mondo sociale? Quanto economia e società trarrebbero vantaggio da tale dinamica di inclusione?
Tutto ciò che oggi consumiamo, dai beni di prima necessità ad un soggiorno in hotel di lusso, anche quei beni il cui target di riferimento non è costituito da maschi bianchi, viene concepito, prodotto e commercializzato adoperando un arsenale di valori e immagini tipicamente maschili. Quali sarebbero le possibilità di crescita del mercato dei beni e delle merci se l’ideazione e la promozione di tali beni fosse affidata a donne e minoranze e ai loro effettivi fruitori? Quali possibilità dischiuderebbero simili dinamiche di democratizzazione dell’economia?
Queste sono le riflessioni stimolate dalla lettura del romanzo di Carofiglio. E penso che valga la pena discuterne.
Antonio Desiderio