L’economia ha bisogno di stabilità politica per funzionare e prosperare. La democrazia è certamente una forma imperfetta di organizzazione politica. Eppure, tra le forme più imperfette di organizzazione politica, è quella che si è dimostrata maggiormente in grado benessere generale delle persone.
In democrazia, tale stabilità si basa sull’esistenza di diversi partiti politici che competono per il potere politico e che devono mostrarsi capaci di rispondere non solo alle esigenze del proprio elettorato, ma di operare per il benessere di tutti i cittadini.
Un sistema politico fatto di partiti instabili e internamente belligeranti esprime governi instabili che influiscono molto negativamente sull’economia.
Dagli anni ’90, le democrazie occidentali hanno sperimentato una grave deregolamentazione del mercato basata sulla convinzione generale che l’economia sia una forza indipendente che non richiede alcun intervento da parte degli Stati.
Dopo meno di 20 anni, cioè quando la crisi dei subprime del 2008 ha innescato una dura recessione economica, tale convinzione si è rivelata sbagliata. Le banche centrali sono state chiamate ad intervenire per salvare le banche di investimento e istituti di credito, e dunque l’economia, attraverso massicce politiche di Quantitative Easing (QE).
Come conseguenza della crisi economica, i partiti populisti hanno via via occupato i gangli del potere politico. Trump negli Stati Uniti, Salvini in Italia e Johnson nel Regno Unito sono riusciti ad essere eletti grazie alla loro capacità di reindirizzare le paure e le preoccupazioni delle persone contro le procedure democratiche e le istituzioni sovranazionali come l’UE, l’ONU, l’OMS e così via.
Tuttavia, la diffusione della pandemia da Covid-19 ha mostrato quanto i partiti populisti di estrema destra fossero inadatti a garantire stabilità e ad affrontare la crisi socio-economica, nonché l’emergenza sanitaria.
La richiesta di un nuovo corso di intervento statale per sostenere l’economia e le finanze delle persone, quindi di stabilità politica, caratterizza questa nuova fase. Così, gli Stati Uniti hanno ristabilito la loro partnership con l’UE, rientrando allo stesso tempo all’interno degli accordi internazionali sul clima e dell’OMS. L’UE ha abbandonato le rigidità delle politiche anti-debito, lanciando il più grande piano di ripresa economica dai tempi del Piano Marshall; mentre un Regno Unito isolato ha cercato di placare la propaganda anti-UE e di ripristinare una forma di dialogo costruttivo con le istituzioni europee.
Poiché veniva richiesta stabilità, governi instabili sono crollati per lasciare spazio a governi in grado di garantire la stabilità. In Italia Mario Draghi è succeduto a Giuseppe Conte alla guida del governo, ponendo fine a una fase di instabilità politica che ha ostacolato il processo decisionale e ha minacciato di mettere a repentaglio il piano di ripresa europeo – portando al collasso dell’Eurozona.
Una feroce lotta tra correnti all’interno del Partito Democratico ha di recente portato alle dimissioni del suo leader, aprendo così una nuova fase di potenziale instabilità politica che ha rischiato di impattare sul governo di Mario Draghi – il Partito Democratico essendo uno dei maggiori stakeholder di quest’ultimo. Si è reso, dunque, necessario identificare una nuova leadership per ripristinare la stabilità all’interno del partito e garantire un sostegno al governo.
Per concludere, l’economia non può funzionare in modo efficiente senza stabilità politica. Dal momento che tale stabilità costituisce la condizione necessaria di qualsiasi dinamica di ripresa, sviluppo e prosperità economica.
Antonio Desiderio